BARD (AO). Cavalli, cavalieri e antiche divinità: Marino Marini in mostra al Forte.

Sono cavalli e cavalieri i soggetti più conosciuti di Marino Marini (Pistoia, 1901 – Viareggio, 1980), che nel corso della sua produzione ha trasformato in un tramite per leggere la realtà e raccontare la condizione umana. Oltre a questi, anche guerrieri, antiche divinità, giocolieri e danzatrici compongono la mostra Arcane fantasie, fino al 3 novembre 2024 al Forte di Bard, a cura di Sergio Risaliti.
Presenta 23 sculture e 39 opere su tela e carta la mostra Arcane fantasie, allestita nelle sale delle Cannoniere del Forte di Bard e promossa da 24 Ore Cultura e Museo Marino Marini di Firenze, a cui si deve la maggior parte dei prestiti.
Il percorso espositivo è del tutto personale, tra ritorno dell’arcaico e supremazia del sogno e della fantasia: “Marino Marini è stato sempre attratto dal linguaggio figurativo, anche quando ha condotto a drammatiche scomposizioni la forma plastica. Un linguaggio di grande potenza e coerenza che trova la sua massima espressione nei cavalli e nei cavalieri. Figure che nel tempo si fanno sempre meno definite e sempre più espressive, fino ad assumere i connotati di metafore scultoree”, raccontano dal Forte.
Si alternano sculture, dipinti e grafiche nelle diverse sezioni della mostra che presentano opere iconiche dell’artista, dalla Piccola danzatrice, un olio su tavola del 1927, al Guerriero, realizzato tra il 1958 e il 1959, concesso dalla Camera dei Deputati e il prezioso Gentiluomo a cavallo del 1937.
Tutti questi soggetti, dall’inizio alla fine di una vasta produzione artistica, conservano sempre la presenza e la sopravvivenza di qualcosa di antico e ancestrale, “segnato dal legame immortale tra uomo e natura, pulsioni di vita e di morte, di dolore e angoscia, così come di esuberanza, dinamismo e indomabile energia”.
Intuì che per superare la crisi dei valori formali e spirituali della sua epoca doveva appellarsi al primordiale, al primitivo e all’arcaico Marino Marini, che seppe trarre vitalità dal mistero degli Etruschi e dalle perturbanti figure del circo e delle Pomone: in questi, l’artista trovò “la possibilità di recuperare un tempo perduto e in esso una sacralità dell’arte, la sua magia e i suoi misteriosi rapporti tra conscio e inconscio”.

Autore Caterina Angelucci

Fonte: www.artribune.com 24 giu 2024